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sabato 10 maggio 2014

Le icone nelle arti visive di Silvia Redente




Abstract



La rappresentazione vista dal punto di vista dello scambio artistico, ossia attraverso i meccanismi

dell’arte,  ne  differenzia  l’ambiente  semiotico.  A  questo  riguardo,  le  icone  mutano  le  azioni

costituite traducendo le entità interne in forme sperimentali. Le linearità pittorica  e  architettonica

rendono  la  positività  della  poiesis  senza  dimenticare  l’importanza  del  percorso  artistico.  La

liberazione  dell’artista  dall’oggetto materiale permette  la  formazione  estetica  attraverso  l’icona,

approssimandosi alla logica del reale.

1. L’immagine e le regole artistiche

L’arte si pone in opposizione  alla memoria del reale, ritrovando il  nesso  con il mondo interiore

dell’essere  umano.  L’allegoria  che  si  differenzia  dal  simbolismo  non  costituendo  un  mero

rispecchiamento della pittura in sé, utilizza la tecnica dello spostamento concettuale anche nell’arte

come sistema  complessivo. La musicalità  dell’opera  d’arte  pittorica  conferisce  alla  genesi  della

significazione una struttura osservativa.

La  risonanza  interiore  suscitata  dalle  opere  d’arte  rende  esplicita  la  metafora  dell’identità  fra

l’artista  e il  pubblico. Quest’ultimo  pone in rapporto reciproco la riflessione sulle  opere  e sulle

icone. Tutto ciò avviene in una sequenza di osservazioni delle singole opere, seguendo un percorso

di  immagini  formate  nel  tempo.  Il  valore  psicologico  dell’espressione  artistica  è  affrontato

nell’evoluzione della riproducibilità dell’arte.

L’imitazione  della  natura  fonda  il sensibile  proprio  delle  arti  figurative.  Al  contrario  dell’idea

platonica  dell’arte  come  imitazione  del  reale,  la  modernità  pone  al  centro  dell’arte  la  sfera

interiore[1].  Al  contrario  della  teoria  della  forma  come  imitazione,  del  mondo  iperuraneo  che

governa  l’insieme  delle  differenze singolari  della  vita  umana,  il  luogo  dell’arte  è  la  natura  del

visibile.  Lo spirituale  della  rappresentazione  artistica,  come  imitazione  dell’approfondimento  al

reale, anima la dimensione ordinaria della materia.

L’oggetto della semiosi differenzia la matematica del senso, ossia il funzionamento vero e proprio

della  visione. L’estetica  della  bellezza  non riguarda soltanto  una rimozione  del fattore  negativo

della storia ma soprattutto  la  capacità  artistica  della staticità,  del  presente  vissuto  del  pubblico.

Tale rapporto tra  visivo  e innato  dell’umano  dimensiona la  natura finale  della forma. La  natura

logica  della  realtà  fenomenica  assume  caratteri  di  immagine  e  sottrae  al  fenomeno  la  pura

contingenza.  A  rafforzare  tale  espressione  è  la  caducità  dell’opera  stessa,  intesa  come

differenziazione maturata nella cultura al fine di affrontare alcuni dei giudizi dati alla reciprocità

tra l’oggetto e lo sguardo che conduce all’icona. La duplicità di tale incontro mostra il carattere

universale delle radici funzionali della ragione pratica che assume la forma dei simboli.

La  creazione  artistica  rappresenta  lo  spirito  dell’essere  umano,  acquistando  dall’esperienza  la

conoscenza del sensibile. L’immagine riproduce un oggetto già esistente: l’imitazione non è della

visione ma del concetto rappresentato. Nel disegno come nella scultura è fondamentale il valore

intuitivo: l’artista elabora nella mente una logica del messaggio e ne forma la semiosi attraverso

l’opera.  Quello  che si scorge  nel  disegno  è  comune  allo spirito  dell’artista  e  del  pubblico.  La

conoscenza della materia che modifica la forma lascia le operazioni proprie dell’arte e si affianca

Dal momento in  cui i  vincoli  del Medioevo sono  abbandonati l’arte  pittorica fa il  grande  passo

nelle sue creazioni fino a puntare già nel Rinascimento all’abilità dell’artista anche se la tecnica si

manifestava con alcune imperfezioni. Il Codice atlantico di Leonardo da Vinci mostra come anche

il  legame  tra  arte  e  scienza  non  prescinde  dall’immagine  che  l’artista  ha  del  mondo[2].  La

relazione  tra  realtà  fisica  e semiosi  dell’opera  è  data  dall’icona.  La rappresentazione  oggettiva

della  natura  ha  il  nucleo  nell’occhio  umano  e  il  suo  strumento  di  misura  è  la  razionalità

matematica. Al di là del sacro si pone l’autonomia del paesaggio rovesciando l’ascetismo tipico del

La concezione della contemplazione dell’ambiente oltre che del corpo umano esplora temi nuovi:

alla  gerarchia  verticale  sostituisce  la  cultura  della  rappresentazione.  Il  simbolo  e  il  valore

universale  che lo  caratterizza nel Medioevo per il Rinascimento  è invece privo di pregiudizi: la

rivelazione  è  intuitiva  e  folgora  essendo  inafferrabile.  Con  la  cultura  rinascimentale  la  natura

assume in Europa caratteri fiabeschi, respingendo le categorie aristoteliche. La narrazione non è un

insieme di elementi accostati come per analogia ma un’approssimarsi delle norme pittoriche alla

Il concetto stesso di simbolicità cambia, diventando un’attribuzione immediata e relazionale di uno

o  più significati.  Tale  misura  di razionalità  artistica si  trova  nella  pittura  come  nei  monumenti

architettonici  del  Rinascimento  e  raggruppa  momenti  diversi  concepiti  dai  singoli  artisti

dell’epoca. Anche se per un periodo ben ristretto della storia dell’arte, la dimensione iconica non

abbandona nessun campo delle arti visive.

3. Le semiosi dell’icona e del simbolo

Il  passaggio  dalla  concezione  simbolica  del  Rinascimento  alla  struttura  allegorica  barocca

evidenzia la frammentazione della realtà. Come nel quadro “Damigelle d’onore” di Velázquez il

pittore abbandona la ricerca della conoscenza della natura e della volontà divina e si pone come un

intellettuale che ricostruisce l’opera concettualmente.

Il paesaggio diventa la cornice idilliaca per una civiltà basata su forme fruibili e armoniche, non

più vaghe ma costituite da sensazioni sublimi. Nel Settecento infatti l’armonia tra natura e civiltà

entra in crisi fino alla rottura netta con il mito e con la cultura rinascimentale.

Il Simbolismo nasce con la crisi del Positivismo e il rinnovamento epistemologico dell’Ottocento e

della modernità. La realtà appare indeterminata e avvolta da mistero mentre il cosmo sembra alla

ricerca dell’armonia come nei quadri di Matisse. Non più una fusione tra il mondo e l’arte ma una

ricerca delle misure da raggiungere con le norme dell’arte.

Le forme geometriche  elementari proprie  dell’architettura del primo Novecento  caratterizzano il

progetto  della  realtà  delle  correnti  artistiche  postmoderne.  La  riproducibilità  degli  elementi

pittorici  e  la  funzionalità  degli  ambienti  sostituiscono  la  composizione  equilibrata  del  periodo

rinascimentale.  I  colori  perdono  il  carattere  della  ricerca  artistica  propria  della  concezione

tradizionale e diventano unicamente forme comunicative.

Il modello negativo della visione platonica riporta alla dimensione malinconica dell’arte dal punto

di  osservazione  della  filosofia  antica.  A  svelare  l’etica  della  tendenza  artistica  è  la  funzione

metaforica dell’idea. Il lavoro dell’arte è quella nostalgia, come nel caso di Van Gogh che pone

l’affinità con la comunicazione umana intuitiva.

L’interpretazione dell’oggetto artistico è una combinatoria che possiede una relazione stretta con

l’inconscio  dell’essere  umano.  L’operazione  dell’interprete  nella  comunicazione  ha  caratteri

retorici e linguistici che sono fondamenti del linguaggio e base d’incontro con la simbolicità. La

visione freudiana dei tre livelli cognitivi permette il dialogo tra la coscienza e la preconcettualità

I principi universali del sapere  artistico  allontanano dal modello indeterminato della simbolicità,

traducendo  le  regole  in  applicazioni  innovative.  Un  esempio  è  l’icona  rappresentata  come

stilizzazione dell’immagine esperita. In opposizione alla catarsi poetica, le immagini dell’arte sono

consone alla verità priva di retorica[3]. Le sensorialità dinamiche dell’iconicità mettono in gioco il

problema moderno dell’emozione trasferita in modelli come quello della pittura. L’interpretazione

dell’opera da parte del pubblico è la fonte della relazione tra l’essere umano e il prodotto artistico.

La prospettiva della creatività come fenomeno sociale vero e proprio inverte i ruoli della cultura

come periferia dell’arte e recupera, attraverso le pratiche della rappresentazione, la costruzione di

realtà  possibili non  ancora diffuse. I processi di simbolizzazione  e di interpretazione sollecitano

l’approccio all’arte come dialogo con i fenomeni di crescita culturale. In particolare nella semiosi

dell’icona si riscontrano diversi piani d’interpretazione: il primo piano di lettura dell’icona è quello

esperenziale che rivela la tensione e l’energia dell’opera; il secondo piano interpretativo è quello

dell’emozione intrecciata all’azione artistica; l’ultima visione evidente è quella della semiosi nella

quale è parte integrante l’idea sottesa dall’oggetto d’arte.

L’icona  è  una  manifestazione  del senso  di  appropriazione  della simbolicità  del reale  attraverso

l’uso delle immagini. La descrizione data dall’arte dei fenomeni permette all’indeterminatezza di

essere cristallizzata in un’algebra dei fenomeni estetici. Anche se le grandezze naturali non hanno

commensurabilità con quelle dell’arte, l’icona permea entrambi i campi e ne costituisce un punto

di  arrivo. In tal senso, la  concezione post­aristotelica dell’arte  presuppone  che la razionalità  dei

simboli sia comune all’artista e al pubblico.

È  proprio  questa  circolarità  esistente  tra  tecnica  e  carattere  dei rapporti sociali  che  permette  la

variabilità dell’uomo e quindi dell’arte. La forza che trattiene dalla decostruzione della realtà è il

luogo dell’icona. La fallibilità propria dell’arte allontana dalla contraddizione tra il linguaggio e il

gioco dell’apparenza che è specifico dell’opera d’arte.

La  capacità  artistica  data  dalla  dinamica  esistente  tra  il  presente  vissuto  e  il  pubblico  muta  il

concetto stesso  di simbolicità,  diventando  immediato  tramite  l’icona.  Il  modello  negativo  della

visione  platonica  riporta  alla  dimensione  malinconica  delle  arti  visive.  A  mostrare  l’etica  della

tendenza  artistica  è  la  funzione  metaforica  dell’idea,  tramite  le  icone  che  mutano  le  azioni

costituite, traducendo le entità interne in forme sperimentali. La caratterizzazione dell’arte è quella

del  pervadere  la  realtà  tramite  lo  spostamento  simbolico,  senza  fare  a  meno  di  condividere  il

modus operandi delle scienze umane in generale.

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