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domenica 8 maggio 2011

La notte dei ricordi

Giocava con il mondo, scherzava con le gocce di rugiada posate sul muso della volpe che incontrò sul sentiero: se fosse stato sufficiente a far presagire il suo nuovo modo di volersi porre al mondo se ne sarebbe accorto incontrando qualcuno di nuovo, di inaspettato come i suoi giorni irradiati dalla primavera. La notte era finita, la certezza del passato anche, come in un bunker il passato, come una prigione la sua versatilità in un luogo ostile come quello di cui si era liberato. La violenza che avevano subito le persone che lo avevano incontrato era almeno la stessa che aveva subito vivendo di presunzioni e di circostanze infauste. La notte era finita, la musica era nella ghirlanda di fiori che immaginava di avere al collo mentre correva. Per non dimenticare di essere parte di un mondo reale ora iniziava a trovare note musicali nella sua voce e estendeva le corde vocali al massimo, facendo da controcanto agli uccelli del bosco. Era con loro, a redimere la specie umana, a tentare di salvare la sua famiglia che ora incarnava nella totalità del suo essere. Le speranze erano ancora nascoste, ma solo come potenzialità da applicare, giacché ogni desiderio era come scomparso. Sarebbe rinato, ne era consapevole, sarebbe risorto un nuovo ponte di unione con la gente. Chissà, tuttavia, se sarebbe stato nuovo, privo di buonismo e di avidità. Se lo domandò, e questo gli sembrò già un pensiero puro, calibrato a quelli che la sorella gli aveva suggerito nel saltare da un rivolo a una roccia. La natura era parte di un altro giorno da vivere: avrebbe vissuto lo spazio come fosse un nuovo modo di sentire il tempo. Sarebbe stato divino, lui stesso, senza pensare di sé quello che gli facevano pensare, ma cercandosi mentre serviva il mondo. Nessuno lo sapeva, ancora, neanche Jenny, nessuno lo chiamava con il suo nome, e si sentiva libero di essere privo di nome, per riottenerlo presentandosi con modi che ancora non conosceva. Non sarebbe stata la città a essere nuova, sarebbe stato lui quello che si sarebbe conosciuto tra gli altri, come fossero anche loro rondini, tortore, come fossero massi sui quali riposarsi.

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